Tratto da libro "Storia e storie di calcio femminile" di Artemio Scardicchio, LAMPI DI STAMPA, 2011

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STORIA DEL CALCIO FEMMINILE

La nascita del calcio femminile in Europa

Le radici di quasi tutti gli sport sono avvolte in un alone di mistero e questo non fa che aumentare dibattiti, discussioni, studi e ricerche. Ma se per quanto riguardo il calcio giocato dal sesso forte le notizie e i documenti ufficiali abbondano, nel caso del calcio femminile (ovviamente…) scarseggiano.
Di certo però si sa che la nascita del calcio femminile la si deve in gran parte alle intraprendenti donne che componevano la squadra delle “Signore del Kerr”, che a partire dei primi anni del XX secolo hanno dato un notevole apporto alla crescita del movimento, lasciando un’impronta significativa nella storia di questo sport.

Il periodo è quello della prima guerra mondiale, lo scenario quello di un’Inghilterra in cui, a causa dell’assenza degli uomini impegnati al fronte, molte danno hanno avuto accesso ad una serie di attività da cui erano in precedenza escluse, primo su tutte il lavoro in fabbrica. Fu proprio all’interno di una di queste strutture, la Dick Kerr, fabbrica di munizioni che sorgeva a Preston, che fu istituita la squadra femminile delle “Signore del Kerr”.
Inizialmente queste intraprendenti donne praticavano il calcio nel cortile della Dick Kerr, durante le pause del pranzo e del the; con il passare del tempo qualcuna di loro asserì che erano piu’ brave dei maschi e venne ben presto organizzata una sfida tra le due compagini della fabbrica: del risultato non ci sono notizie ma di certo quella gara sancì la nascita definitiva della prima squadra femminile inglese.
Il fenomeno “calcio femminile” iniziò ad incuriosire le folle e furono organizzate tante gare di beneficenza tra le Signore del Kerr e diverse rappresentative maschili.
Il successo e l’entusiasmo scatenato da queste gare portò alla nascita di altre squadre femminili, anche al di fuori dei confini inglesi, e si narra che nel Natale del lontano 1917 le Signore del Kerr sfidarono una squadra francese dinanzi ad un pubblico di venticinquemila persone incuriosite dall’evento.

Anche in Scozia nacquero le prime squadre femminili ma il Consiglio dell’Associazione Gioco Calcio Scozzese, che riteneva degradante veder delle donne prender a calci un pallone, proibì subito ai clubs associati di disputare incontri caritatevoli con le squadre delle signore.
Il divieto servì a poco visto che le Signore del Kerr, al fine di diffondere il calcio femminile anche in Scozia, organizzarono un tour in cui disputarono 5 partite, in diverse città, assistite da un totale di settantamila spettatori.
Nel 1921 in Inghilterra si erano già formate 150 squadre, e dopo il successo del tour delle Signore del Kerr, anche in Scozia il calcio cominciava a fiorire.
L’anno successivo le signore inglesi vennero invitate a giocare a Parigi; l’accoglienza in Francia fu davvero sorprendente, con centinaia di persone accalcate nelle strade per farsi firmare un autografo dalle loro beniamine.
Durante le partite le calciatrici indossavano gonne lunghe e pesanti e corsetti, così che la vista delle ragazze che giocavano a calcio sarebbe stata anch’essa una completa novità.
Dal 1921 la squadra delle Signore del Kerr ha ricevuto 121 inviti a giocare; e nonostante le ragazze continuassero a lavorare a tempo pieno nella fabbrica, in quell’anno vennero disputate 67 partite.

Il successo inaspettato e senza precedenti ottenuto dalle Signore del Kerr e da tutto il movimento calcio femminile, destò preoccupazione all’interno della Football Association inglese che decise di bandirne la pratica. Era il 5 Dicembre 1921 e il provvedimento recitava testualmente:
“Complaints have been made as to football being played by women, the Council fell impelled to express their strong opinion that the game of football is quite unsuitable for females and ought not to be encouraged… the Council request the clubs belonging to the Association to refuse the use of their grounds for such matches”.
(A causa dei reclami fatti a proposito del calcio femminile, il Consiglio si sente costretto ad esprimere il suo parere, ritenendo il calcio inadatto alle donne e per questo motivo non deve esserne incoraggiata la pratica. Il Consiglio richiede, quindi, alle squadre appartenenti all’Associazione di non far disputare tali incontri sui loro campi di gioco).
Tale provvedimento arrestò l’espansione del calcio femminile e ritardò il suo sviluppo, non solo in Inghilterra.
Il calcio femminile visse una fase di stasi fino alla II guerra mondiale, quando cominciò a diffondersi nei paesi nordici quali la Norvegia, la Svezia e la Germania.
Da questo momento lo sviluppo divenne inesorabile; prima degli anni ’60, sulla scia delle leghe nazionali, si formarono parecchie federazioni regionali ed anche gli incontri internazionali cominciarono a diventare comuni.
Il resto è storia moderna ma il nome delle Signore del Kerr rimarrà scolpito nella storia di questo sport: la compagine inglese rimase in vita per 48 anni in cui ha disputato 828 partite, vincendone 758, pareggiandone 46 e perdendone soltanto 24, segnando la bellezza di 3500 goal

La storia del calcio femminile in Italia

Anche per quanto concerne la nascita del calcio femminile in Italia le notizie storiche documentate sono poche e frammentarie: per certo si sa che la prima squadra nacque nell’ormai lontano 1930 a Milano, ove venne fondato il Gruppo Femminile Calcistico e, stando a quanto riportano le cronache, aveva sede in via Stoppani 12 ed era formata da un gruppo di donne che scendevano in campo con la sottana, al contrario delle colleghe tedesche ed inglesi, nazioni in cui, fra l’altro si giocava già dal 1910.
Secondo quanto riportato dal sito Wikipedia il fenomeno però, durò solo 9 mesi nonostante l’uscita di un articolo sul giornale “Il calcio illustrato” avesse dato tanta visibilità alla notizia, tanto che anche in altre città nacquero squadre di calcio femminile. A quanto pare il C.O.N.I. per evitare che il fenomeno si allargasse ulteriormente fece in modo di dirottare quelle calciatrici verso altri sport.
Per avere notizie certe su squadre femminili bisogna compiere un salto di ben 16 anni e piombare nel 1946, anno in cui a Trieste vennero fondate ben due squadre: la Triestina e le ragazze di San Giusto; quattro anni dopo, nel 1950 a Napoli viene fondata l’Associazione Italiana Calcio Femminile (AICF) con l’adesione di diverse società;
nel 1959 a Messina si gioca la partita Roma-Napoli e con questa gara termina la breve storia dell’AICF.
Nel 1965 a Milano all’Arena, si disputa Bologna-Inter le cui atlete, tutte milanesi, hanno tra i 14 e i 17 anni e l’allenatrice di entrambe le compagini nonché l’arbitro dell’ incontro è Valeria Rocchi; nello stesso anno nascono le società Genova e Giovani Viola.
L’anno 1968 è comunemente indicato come l’anno zero per il calcio femminile perché nasce la F.I.C.F. (Federazione Italiana Calcio Femminile) che dà vita, nel periodo Maggio – Settembre, al primo campionato italiano: 10 squadre al via, divise in due gironi con criteri geografici. Il primo storico scudetto se lo aggiudica il Genova Calcio Femminile che nella finalissima disputata a Pisa batte la Roma e si aggiudica il primo tricolore della storia del calcio femminile italiano.
L’anno successivo la Roma si cuce lo scudetto sul petto cancellando le delusioni della precedente edizione.
Sembra tutto avviato ad una crescita esponenziale della FICF ed invece il tutto dura solo due stagioni: a Roma, il 31 gennaio 1970, dieci società abbandonano la FICF e firmano l’atto costitutivo della F.I.F.G.C. (Federazione Italiana Femminile Giuoco Calcio) con Presidente l’avv. Giovanni Trabucco, che dopo solo una stagione ha lasciato l’incarico ad Aleandro Franchi.
Il calcio femminile italiano si divide tra FICF e FIFGC ma quest’ultima è molto meglio organizzata: per la prima volta si parla di serie A, girone unico di 14 squadre; serie B, suddivisa in quattro gironi per un numero complessivo di 24 squadre; si fissano norme sui tesseramenti e ci si “pone il problema” delle visite mediche.
Durante il suo mandato Trabucco aveva anche contattato la FIGC per ottenere un riconoscimento come entità sportiva ormai pronta all’ingresso del CONI, ma una Commissione di Studio della FIGC diede parere sfavorevole e respinse la richiesta dell’avv. Trabucco.

Le due federazioni continuano a coesistere fino al 1972 allor quando, grazie all’opera dell’avvocato Giovanni Trabucco, le due realtà confluiscono dando vita alla FFIUGC (Federazione Femminile Italia Unita Giuoco Calcio) presidente della quale verrà eletto lo stesso avvocato che terrà tale carica fino all’ingresso nella FIGC, nel 1986.
Sono quarantacinque le compagini che prendono parte al primo campionato della FFIUGC, suddiviso in quattro gironi.
Dopo solo 2 stagioni la sigla cambia ulteriormente: durante l’Assemblea Straordinaria di Bologna del 16 febbraio 1975 diventa Federazione Italiana Giuoco Calcio Femminile (F.I.G.C.F.), preludio dell’ingresso nella FIGC che avverrà nel 1986.
Il calcio femminile inizia a prendere il volo: la FIGCF viene strutturata sulla falsa riga della FIGC e prendono il via i campionati nazionali di A e B, i campionati interregionali di serie C e i campionati regionali di serie D, oltre alle varie attività giovanili svolte a livello provinciale.
Le norme sul tesseramento cambiano in continuazione per arrivare al vincolo quadriennale in vigore fino al 1996 (ben dieci anni dopo essere confluiti nella FIGC).
Nel 1980, a Bergamo,viene costituita l’Associazione italiana calciatrici il cui presidente (la professoressa Annamaria Cavarzan) entra a far parte del Consiglio Federale portando le istanze delle atlete.
Tale associazione continuerà ad operare fino al 1989, anche con la Divisione calcio femminile della LND, per poi sciogliersi spontaneamente.
Nel 1983 la FIGC Femminile verrà riconosciuta come aderente al Coni (ricevendo anche un contributo in termini economici) e si cominciano ad organizzare le strutture dei comitati regionali e provinciali ai quali verrà affidata l’attività promozionale.
Durante questi anni, al1’interno del1a FIGC Femminile opererà un settore arbitrale la cui guida sarà affidata al1’arbitro internazionale Pieroni di Roma che si avvarrà del1’aiuto di arbitri “dismessi” dal settore del1a FIGC; inoltre verranno organizzati veri e propri corsi che rilasceranno un patentino per i tecnici che potranno però operare solo nel1’ambito femminile.
Nel frattempo l’attività sui campi si svolge da gennaio a dicembre con una sosta di 20 giorni ad agosto con l’intento di occupare gli spazi estivi lasciati vuoti dal calcio consolidato. Questa organizzazione del campionato durerà fino al 1985 anno in cui si disputeranno due campionati: il primo da gennaio ad agosto e il secondo da settembre a giugno per adeguarsi alla FIGC.

L’attività femminile viene quindi inquadrata nella LND con la costituzione del Comitato Calcio Femminile: vengono mantenuti i diritti acquisiti in ordine al patrimonio atlete e al posto negli organici dei Campionati nazionali e regionali e non viene disputata la Coppa Italia. All’interno della LND, a partire dal 1987, vengono costituite varie commissioni per studiare norme ad hoc per lo sviluppo del calcio femminile e nel 1989 viene nominato il primo presidente, Maurizio Foroni, il quale continua sulla strada delle Commissioni all’interno delle quali è cooptata la presidentessa dell’Associazione calciatrici. Si cerca inoltre di incentivare l’attività a livello regionale. Nel 1991 viene nominata presidente Evelina Codacci Pisanelli che articola l’attività nazionale con una serie A a 14 squadre e la serie B a due gironi di 12 squadre ciascuno mentre inizia l’opera di coinvolgimento dei presidenti regionali, opera che sarà continuata in seguito anche dalla presidente Natalina Ceraso Levati.
Mentre le società attendono la possibilità di eleggere direttamente il loro presidente viene nominata a ricoprire il ruolo di presidente delegato Marina Sbardella che organizza il 1° torneo giovanile, a livello regionale e nazionale, con una fascia d’età compresa fra i 12 ed i 17 anni. Inoltre al1arga la serie A a sedici squadre ed organizza il campionato di serie B in tre gironi a 10 squadre.

Il primo maggio 1997 per la prima volta dall’entrata nella FIGC le società militanti nei campionati nazionali di serie A e B eleggono il presidente del1a Divisione Calcio Femminile nella persona di Natalina Ceraso Levati in ottemperanza alla nuova normativa che prevede anche un consiglio di presidenza composto da sei persone (3 presidenti di comitato e 3 consiglieri scelti dal presidente di divisione).
Da quel giorno il calcio femminile italiano ha iniziato un percorso di crescita lento ma costante, e la gestione Levati è durata per ben dodici anni, periodo in cui sono stati tanti gli obiettivi raggiunti, ma entreremo nello specifico di quegli anni nel capitolo dedicato alla presidente Levati.
Il 23 Febbraio 2009, in seguito alla rinuncia della prof.ssa Levati a riproporsi per la quarta elezione di fila come presidente della Divisione, le società partecipanti ai campionati nazionali di calcio femminile hanno eletto come loro presidente il noto giornalista Giancarlo Padovan, candidatosi alla presidenza circa un anno prima della data delle elezioni.
L’avventura del Presidente Padovan è durata poco ed è finita male e ha portato prima al commissariamento della Divisione e poi alla trasformazione da Divisione a Dipartimento, con perdita da parte del calcio femminile di autonomia.
Attualmente il Delegato al calcio femminile è il dott. Sandro Morgana, coadiuvato dal Segretario Patrizia Cottini, e dai referenti votati dalle squadre in base alla categoria e alla posizione geografica.
La responsabile dei referenti è Sonia Pessotto, ed è affiancata da Giuseppe Cesari (Brescia), Sandro Mencucci (Fiorentina), Alessandra Signorile (Pink Bari), Valentina Roscina (Perugia) e Carlo Uva (Apulia Trani).

 

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